Biofilia - L'affinità tra uomo e natura
Il rapporto tra l'uomo e la natura affonda le sue radici nel tempo,
raccontando una connessione speciale, profonda e necessaria per la vita.
Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che
aveva formato. Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi
piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi [...] Dio il SIGNORE prese dunque
l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.
Dalle origini della Creazione biblica, alla mesopotamia della mezzaluna
fertile (terzo millennio a.C.), ai giardini pensili di Babilonia (605-562
a.C.); dai giardini greci di Epicuro (341-217 d.C.) agli hortus delle ville
romane fino agli hortus conclusus del medioevo; per poi passare ai giardini
rinascimentali delle ville italiane ai giardini francesi ed inglesi fino
agli healing-garden contemporanei; lungo tutto il corso del tempo l'umanità
trova nella natura e nel tentativo di addomesticarla le risposte alla sua
necessità di vivere nel mondo.
Per quanto gli ambienti costruiti offrano soluzioni ai bisogni contingenti
di sicurezza, socializzazione e protezione dagli agenti ambientali, è solo
nel contatto con la natura che, in maniera costante ed in tutti i tempi,
l'uomo ha trovato le risorse per vivere.
Uomo e natura: un lungo rapporto di interdipendenza
Se guardiamo alla presenza dell'uomo sulla terra, i grandi cambiamenti che
hanno consentito all'uomo di vivere le città industrializzate contemporanee
sono relativamente recenti. Se oggi tra casa, trasporti, lavoro e tempo
libero l'uomo contemporaneo passa oltre il 90% del proprio tempo in luoghi
chiusi, lontano dalla natura per la maggior parte dell'esistenza, l'Umanità
nel corso della storia, ha vissuto in perenne contatto con la natura negli
ambienti naturali. In questo contesto "selvaggio" l'uomo è sopravvissuto adottanto uno stile di vita da cacciatore-raccoglitore nomade e sarebbe
proprio questo lungo rapporto di interdipendenza uomo-natura ad aver gettato
le basi per quell'imprinting che ha fissanto preferenze ambientali e innate
regole di sopravvivenza umane derivate dai nostri antenati.
Nel lungo processo che nel tempo gli ha consentito di abitare la terra,
l'uomo ha saputo addomesticare e selezionare ciò che ha ritenuto migliore
inserendolo poi nel proprio giardino, sia esso recintato, chiuso, pensile o
addirittura all'interno di costruzioni. Le piante protette e coltivate in
luoghi preposti allo scopo, hanno così fornito all'uomo sussistenza o
medicamento, oltre ad un appagamento che va al di là dei sensi.
Biofilia: la definizione
Tutti noi proviamo appagamento di fronte ad un paesaggio naturale, alla
vista di una natura rigogliosa e prospera; da questa affinità (filia) per la
vita (bios) nascono le ricerche che portano a quello che oggi viene chiamata
biofilia (biophilia).
Il termine biofilia viene coniato per la prima volta dallo psicoanalista
Erich Fromm nel 1964 per descrivere la "tendenza ad essere attratti da tutto
ciò che è vivo e vitale".
Successivamente il biologo americano Edward O. Wilson nel 1984 usò il
termine "biofilia" indicando "un'esperienza di profonda comunione con la
natura" e nel 2002 aggiornando la definizione come "l'innata tendenza
dell'uomo a concentrare la propria attenzione sulle forme di vita e su tutto
ciò che la ricorda, e in alcuni casi ad affiliarvisi emotivamente".
Il valore di una connessione positiva con la natura
Ma perchè questo interesse verso una predisposizione innata?
Quelle che possiamo chiamare come "preferenze ambientali verso la natura"
hanno importanti riflessi sulla salute psicofisica ed il benessere delle
persone.
La nostra connessione con la Natura agevola la rigenerazione della fatica
mentale migliorando la concentrazione ed il recupero dallo stress;
creatività e innovazione (e quindi la produttività) sono stimolate,
influenzando positivamente le nostre funzioni emotive. Sono documentati
anche impatti positivi a livello fisiologico sulla salute, come il
miglioramento sulla regolazione del nostro ritmo circadiano e quindi del
sonno.
In generale le persone che hanno accesso ad ambienti e spazi naturali sono
mediamente più in salute di chi non può accedervi o può farlo limitatamente.
Vi è una crescente attenzione alla salute ed al benessere in architettura;
gli spazi fisici costruiti ci influenzano sia emotivamente che fisicamente e
per sfruttare tutti benefici garantiti dalla connessione con la natura è
necessaria una nuova disciplina, il Biophilic Design.
Dalla Biofilia al Biophilic Design in architettura
Se nel 2008 è l'ecologo statunitense Stephen Kellert a strutturare il concetto
di "Biophilic Design" come "il deliberato tentativo di tradurre l'affinità
dell'uomo con la natura nella progettazione degli ambienti artificiali",
sviluppando il primo framework di attributi del Biophilic Design,
successivamente, insieme all'Architetto Elisabeth Calabrese il framework viene
semplificato in tre macro categorie: esperienza diretta della natura, esperienza
indiretta della natura ed esperienza dello spazio e del luogo.
Più di recente, nel 2020 un altro framework viene pubblicato da B.Bolten e
G.Barbiero. I ricercatori sviluppano dieci temi biofili, con alla base i
concetti evoluzionistici di "rifugio e risorse" come necessità basilari di ogni
essere umano - con l'intento di migliorare la qualità della vita e la salute
degli occupanti degli edifici.
Lo sforzo teso a sfruttare l'affinità dell'uomo con la natura produce quindi
interessanti prospettive per la progettazione architettonica, dove la natura
diventa quindi uno degli ingredienti per garantire all'uomo un nido adatto alla
vita.
Una progettazione biofila dell'architettura è attenta alla luce, alle viste, ad
integrare e interagire con la natura e riesce quindi ad ottenere benefici
psicologici e fisici per le persone, oltre a benefici sociali ed economici. E'
possibile progettare luoghi di lavoro di nuova concezione che favoriscano una
maggiore soddisfazione del proprio luogo di lavoro con positivi riflessi sulle
dinamiche aziendali ed il buonumore ottenendo un clima aziendale più positivo
oltre benefici economici grazie ai minori disagi come i burnout e l'assenteismo.
Risultati ugualmente positivi sono documentati in ambito scolastico, con
l'aumento dell'attenzione e dei risultati da parte degli studenti che vivono
ambienti dove è presente la natura in qualche forma.
Abbinando la presenza della vegetazione ad un maggior controllo microclimatico
degli ambienti (facciate e greewall), ad una migliore gestione dell'e acque
piovane (tetti verdi) si ottengono anche benefici ambientali grazie ai minori
consumi energetici legati al minore raffrescamento, minore riscaldamento e
minore necessità di illuminazione artificiale.
Un progetto da estendere alla città
Partendo dalle evidenze scientifiche abbiamo compreso che l'uomo ha bisogno
della natura nella propria vita, non è opzionale, è una necessità.
Poichè in tutto il mondo la popolazione sta progressivamente migrando verso
le città, abbandonando gli ambienti rurali per gli ambienti urbani, il ruolo
dell'urbanistica, dei progettisti e della amministrazioni assume ancora più
responsabilità nel garantire luoghi salubri e salutari.
Integrare la natura a scala urbana con parchi e boschi urbani, ma anche
negli/sugli edifici, produce molteplici effetti positivi: si riduce
l'effetto isola di calore e si riduce l'inquinamento dell'aria.
Una città biofila è davvero "verde" ed più bella e sana da vivere. Vi si
trova un aumentato sfruttamento degli spazi pubblici e delle vie di
comunicazione ciclabili (questo ha anche un impatto diretto sulla salute di
chi fa più movimento camminando o andando in bici), è una città più
resiliente ai fenomeni atmosferici straordinari (i tetti verdi rallentano
l'afflusso delle piogge alle reti di smaltimento) ed ai picchi di consumo
energetici (gli edifici consumano meno o sono energeticamente autonomi
alleggerendo il carico sulle reti) oltre ad accogliere e favorire la
presenza di biodiversità (una maggiore presenza di natura negli spazi urbani
favorisce gli insetti impollinatori e gli uccelli migratori e stanziali).
Una città biofila è una città completamente ripensata per essere un vero
habitat per l'uomo. Mette al centro il benessere psicofisico delle persone
ed è anche una città più bella e sana da vivere, ecologica ed efficente.
La affinità con la natura è in grado di aiutarci a vivere meglio,
rigenerarci e stimolarci positivamente e terapeuticamente, partendo dai
luoghi abitati della nostra casa, ai luoghi di lavoro, fino alle nostre
città.
Bibliografia
[1] Giuseppe Barbiero, Rita Berto, Introduzione alla biofilia, carocci
Editore 2016.
[2] Stephen R. Kellert, Elizabeth F. Calabrese, The practice of biophilic
design, Researchgate.net, 2015.
[3] Bettina Bolten, Giuseppe Barbiero, Biophilic Design: How to enhance physical
and psychological health and wellbeing in our built environments, Therapeutic
landscape design: method, strategies and new scientific approaches, 2020.
[4] Timothy Beatley, Biophilic cities, Island Press, 2011
- Ultima modifica 06/08/2024.